“Io mi chiamo Joseph”
di Silvana De Mari
Edizioni, Ares 2018
(12 – 13 anni)
Per chi ha amato “Il gatto dagli occhi d’oro” (2009) di Silvana De Mari non potrà non amare Joseph.
Joseph è un ragazzo di quattordici anni, metà senegalese e metà nigeriano. Joseph è un sopravvissuto, l’unico sopravvissuto al massacro che ha spazzato via la sua famiglia.
Dopo un viaggio lunghissimo verso l’Italia in mano a sfruttatori di bambini senza scrupoli, Joseph riesce a fuggire e nascondersi nelle paludi, da solo.
Per sua fortuna un giorno ha l’idea di rubare un cane, una piccola basset hound della cucciolata del veterinario Rossi (personaggio che abbiamo già incontrato ne “Il gatto dagli occhi d’oro”), per restituirla e incassare la ricompensa.
Per fortuna.
Così dopo una serie di vicissitudini il veterinario decide di prendere Joseph con sé e insegnargli a vivere.
Però non è facile per un ragazzo abituato a cavarsela da solo e non chiedere mai nulla accettare ciò che gli viene messo a disposizione, Joseph è un animale selvatico che non ha nessun interesse ad essere addomesticato, lui il suo codice già ce l’ha.
Però gli uomini sono fatti per vivere insieme, e lentamente il ragazzo comincia a seguire quelle regole di “vivere civile” che nella sua testa non hanno senso, poi piano piano si schiude e permette al veterinario, alla sua famiglia e agli amici di guardare oltre la sua corazza.
Così Joseph scopre cosa vuol dire avere qualcuno da amare e… un nome. Perché un nome, un cognome, dei documenti e delle impronte digitali Joseph non li ha, e quando ti mancano queste cose non sei nessuno, senza un’identità sociale sei vivo solo a metà.
Importantissimi per la sua educazione saranno i film di e con Clint Eastwood che gli propone il dottor Rossi. Grazie a quelle pellicole in Joseph comincia a delinearsi la volontà di cambiare il mondo (il suo mondo) un pezzo alla volta. Una redenzione che passa attraverso gli occhi di ghiaccio dell’attore americano che, con poche parole e molti fatti, ripristina l’ordine precostituito delle cose con una grande determinazione e una buona dose di piombo. L’ispettore Callaghan è un giustiziere che rimette a posto i pezzi di una società in frantumi, ma ben presto Joseph capirà che la redenzione passa anche attraverso il perdono dei propri nemici.
Un libro eccezionale che fa riflettere sul dolore, sulla giustizia e sulle scelte che formano il carattere e trasformano i ragazzi in uomini.
Un libro splendido che scorre via velocemente, scritto con l’inconfondibile “graffio” di Silvana De Mari che lo dedica a tutti quei bambini senza nome, senza identità e senza documenti, che possono essere venduti, abusati e uccisi.
“Per quanto enorme sia la notte che mi circonda, io resto l’unico capitano della mia anima”.
William Ernest Henle
ares.mi.it
(immagine: la copertina del libro)
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