“Bertolt”
di Jacques Goldstyn
LupoGuido editore, 2020
(5 – 6 anni)
“Il problema è che quando sei diverso la gente si mette a ridere…”.
E’ questo che pensa il piccolo protagonista di questa storia. Lui è un solitario, non ha problemi a giocare da solo, non gli importa indossare i guanti diversi (all’ufficio oggetti smarriti ce ne sono un mucchio) perché il suo passatempo preferito è Bertolt.
Bertolt è una grandissima quercia dall’immensa chioma, arrampicarsi sul suo tronco è una scalata, ma anche una grande soddisfazione: dall’alto dei suoi rami il mondo diventa piccolo e lo sguardo può vagare in tutte le direzioni.
Bertolt è un amico, un osservatorio, un rifugio per animali e un posto sicuro dove nascondersi.
Quando la primavera punteggia il mondo con i suoi colori la chioma di Bertolt puntualmente cresce rigogliosa, pronta ad accogliere l’interminabile ciclo della vita che abita i suoi rami.
Eppure la vita si può spegnere anche in un essere così antico.
E quando un albero muore non fa rumore.
Gli alberi seccano e basta, o meglio, smettono di fiorire.
La morte degli alberi non è chiassosa (a meno che non vengano abbattuti da un fulmine o dalla mano dell’uomo) proprio come la loro nascita e la loro crescita.
Ad un certo punto smettono di fiorire, di colorarsi di verde, e quella linfa vitale fatta di gemme e foglie smette di esistere.
Così Bertolt non c’è più. Di lui è rimasto solo un tronco secco che testimonia la sua passata grandezza.
Ma c’è ancora un’ultima cosa che il suo amico può fare per lui…
Un libro delicatissimo che parla della morte.
Non è una morte triste e piena di rimpianti, ma solo una morte silenziosa: una quercia centenaria che smette di essere una quercia nel momento in cui il ciclo della vita non scorre più in lei.
Bertolt ha dato tutto ciò che poteva dare e il suo compito e finito.
Il suo amico bambino però vuole restituire un poco di sé al grande albero per ringraziarlo dei momenti trascorsi insieme.
Si può essere amici di un albero? Si può piangere per un albero? Si può parlare della morte di un albero?
Evidentemente sì, perché questo racconto scritto in prima persona racconta questo tipo di esperienza. L’albero come l’amicizia rifiorisce ogni anno, cresce, offre riparo ed è in grado di difendere il bambino dal mondo circostante.
L’amicizia avvolge tutto coi suoi grandi rami e non chiede nulla in cambio.
Un libro per parlare della morte, ma anche della vita, perché l’amicizia (quella vera) non muore mai.
Jacques Goldstyn è un autore/illustratore canadese che (neanche a dirlo) adora arrampicarsi sugli alberi. Grazie a LupoGuido possiamo finalmente conoscere anche in Italia questo autore dalla straordinaria sensibilità capace (come il grande Sempé) di caratterizzare con leggeri tocchi di china e matite colorate i suoi personaggi.
H!
www.guidotommasi.it/lupo-guido
(immagine: la copertina del libro)
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