🐭 IL DIARIO DI LOLA PATAPUM / di Babtiste Chaperon / illustrazioni di Héloise Solt / traduzione di Fabio Regattin / Logos edizioni – La biblioteca della Ciopi, 2022 / a partire da 10 anni 🐭
Lola si chiama Lola, ma per la sua amica Lilù lei è Lola Patapum!
Lola Patapum decide di scrivere un diario perché fuori piove e sua mamma le ha consigliato di scrivere della sua amica Lilù.
Come dicevo Lola e Lilù sono amiche.
Lola è una chiacchierona, Lilù no.
Si sono conosciute al parco, nella vasca della sabbia, quando Lola per far ridere Lilù rotolava all’indietro esclamando “patapum”!
Ecco da dove arriva Lola Patapum.
Quindi ogni volta che Lola pronuncia la parola “patapum” Lilù ride. Ed è uno dei pochi modi per farla ridere, perché altrimenti ha lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse tutta piena di niente.
Il diario di Lola racconta proprio questo: le risate e i piccoli aneddoti quotidiani in cui si trova coinvolta con Lilù, minuscoli traguardi che, a poco a poco, costruiscono la loro amicizia.
Lilù è spesso assorta nel suo mondo silenzioso, ma Lola giorno dopo giorno impara ad entrarci in punta di piedi e, senza rendersene conto, arriva dove gli altri non sono mai stati.
E come? Facendo le cose che fanno le ragazzine: giocando, parlando, trovando qualcosa che le fa ridere insieme, soffiando bolle di sapone…
Poi con l’aiuto della mamma studia anche un modo per rendere più facili i loro giochi passando dalle parole alle immagini che poi lentamente diventano anche parole (pochissime parole).
I disegni di due colori (nero come le trecce di Lola e arancione come i capelli che nascondono gli occhi di Lilù) sottolineano molto bene tutto quello che accade nel diario di Lola, a volte anche solo con un piccolo dettaglio che richiama visivamente il testo, come l’orologio a cucù, i biscotti, un megafono, un flauto, una lampadina, un uovo alla coque… alcuni dettagli li ritroviamo anche sulle carte che Lola inventa per comunicare con la sua amica.
Un testo delicato scritto sotto forma di diario che parla direttamente col lettore facendolo avvicinare alla parola “autismo”, una parola che usano i grandi ma che per i bambini è solo una parola.
L’opera prima di un autore francese (un barista parigino!) che ama scrivere di argomenti difficili per gli adulti, solo per gli adulti ovviamente.
H!
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