Con Cappa e Spada si identifica un genere di letteratura particolarmente seguita tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo.
Con “cappa” si intende il nome mantello di varie fogge usato dai cavalieri nel Medioevo che si è evoluto in epoche successive, a seconda dei dettami della moda maschile.
I romanzi di cappa e Spada sono in gran parte ambientati in Europa nel tardo Rinascimento, nel periodo dell’Illuminismo o delle guerre napoleoniche. In queste epoche i progressi nel campo della metallurgia avevano indotto la produzione di lame resistenti, agili e flessibili in grado di infliggere gravi ferite.
Questo tipo di romanzo si svolge preferibilmente sulla terraferma (anche se le avventure per mare non mancano) e ha per personaggi principali uno o più cavalieri intrepidi, spadaccini provetti, smargiassi e spacconi che si muovono in una trama lineare costituita da una impresa da compiere per una nobilissima causa. La causa è spesso intrecciata col destino di una dama, il nome del re, l’onore della regina, o un ideale di giustizia, e si intreccia con un nemico spietato e risoluto (spesso in abito talare) dotato di una schiera variegata di bravi, spie, birri, tagliagole prezzolati e perfidi traditori…
Le opere di cappa e spada più famose sono quelle di Alexandre Dumas (I tre Moschettieri, Vent’anni dopo), Johnston McCulley (Zorro) ed Emilio Salgari (Il Corsaro Nero).
Altri scrittori specializzati nel genere Cappa e Spada sono stati Rafael Sabatini (Scaramouche), Emma Orczy (La Primula Rossa), Edmond Rostand (Cyrano de Bergerac) e Sir Walter Scott (Ivanhaoe).
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