“Il Guerriero di Legno”
di Lorenza Farina
illustrazioni di Manuela Simoncelli
Edizioni Paoline, 2019
(5 – 6 – 7 anni)

Il Guerriero di Legno non era un vero e proprio guerriero, era un albero maestoso dalla chioma color smeraldo e le sue “armi” erano le parole. Perché il Guerriero di Legno era il contastorie della Foresta di Parole.
Da quando era nato era sempre stato un contastorie e aveva sempre pronta una storia per chiunque gliela chiedesse.
Dalla sua chioma di giorno e di notte fuoriuscivano le storie che raccontava agli alberi più giovani e ai piccoli animali che si rifugiavano sui suoi rami.
Aveva storie per tutte le orecchie disposte ad ascoltarle: ninnenanne, storie colorate, storie in bianco e nero, storie in rima, storie condite con gli ingredienti giusti… tutte le storie del mondo abitavano fra le sue foglie, e il grande albero non si stancava mai di raccontarle, raccontava e raccontava fino a quando la sua voce si riduceva ad un piccolo sussurro.
Quando il Guerriero di Legno dava vita alle sue storie tutta la foresta si fermava ad ascoltarlo, anche il Sole Cocente e l’Arcobaleno interrompevano il loro percorso nel cielo per ascoltare le parole del Guerriero di Legno.
E fu così per molto, molto tempo.
Passarono le stagioni e il Guerriero di Legno lentamente invecchiò, il suo tronco si riempì di rughe, il suo fogliame si diradò e il freddo dell’ultimo inverno portò via la sua memoria.
Divenne come una pianta senza radici.
Quando gli alberi e gli animali in primavera tornarono dal loro contastorie trovarono un tronco immobile, muto e svuotato di tutto.
Gli alberi più giovani allora si misero a raccontare le storie che avevano imparato dal Guerriero di Legno e presto la foresta si riempì nuovamente di parole.
“Il Guerriero di Legno” è una storia poetica che affronta un tema delicatissimo: la perdita della memoria.
Il grande albero, fulcro della Foresta di Parole, invecchiando perde la sua chioma (la sua testa) e le foglie, custodi delle sue parole, volano via insieme ai suoi ricordi, proprio come accade ai malati di Alzheimer, che lentamente scompaiono per diventare un tronco vuoto, un albero immenso spogliato della sua maestosità.
Però il racconto si chiude con un messaggio di speranza: tutte quelle parole, quelle storie, quelle memorie non sono andate perdute, rivivono in coloro che le hanno udite e le tramanderanno alle generazioni future.
Un racconto toccante, intriso di poesia, che attraverso una semplice metafora affronta un tema difficile da capire e da accettare, soprattutto per un bambino.
Una piccola opera d’arte, dove si vede che ogni parola è stata scelta per la sua bellezza, arricchita dalle suggestive illustrazioni di Manuela Simoncelli.
H!
www.paoline.it
(immagine: la copertina del libro)
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