🐭 IL FAGGIO CHE VOLEVA FARE IL GIROTONDO / di Daniela Palumbo / illustrazioni di Natascia Ugliano / Edizioni Terra Santa, 2020 / a partire da 7 anni 🐭
La mamma di Flavia ha fretta (i grandi hanno sempre fretta).
Però una mattina una voce chiama Flavia e lei si ferma mentre cammina con la mamma: la voce viene da un cortile in un’aiuola dentro un condominio, si tratta di un faggio.
Ma gli alberi non hanno la voce! Eppure Flavia riesce a sentirlo.
La mamma cerca di tirarla via, ma la bambina pianta “le radici” a terra: vuole parlare col faggio e, quando Flavia si avvicina, l’albero le sussurra parole che riesce a sentire solo lei…
Così giorno dopo giorno Flavia si ferma a salutare il faggio, anche se la mamma ha fretta e, giorno dopo giorno si accorge che loro due si somigliano davvero!
A entrambi piace l’acqua: a Flavia il mare, al faggio la pioggia.
Tutti e due hanno gli occhi del colore della corteccia (marroni!).
Al faggio piace camminare scalzo: le sue radici si allungano nella terra e la accarezzano con i “piedi”, e anche a Flavia piace correre libera senza scarpe.
All’albero piace fare il girotondo e Flavia riesce a organizzare i suoi compagni e la maestra perché possano trascorrere una giornata insieme a lui.
Poi anche quando il faggio è triste Flavia riesce a comprenderlo: a volte c’è bisogno di stare un po’ da soli, ma con gli amici è meglio!
Si somigliano davvero, ma lui è un albero e lei una bambina…
Quante cose ci fa perdere la fretta!
La mamma di Flavia è sempre di corsa, non ha tempo di “ascoltare gli alberi”, ma sua figlia non comprende ancora il concetto di “ritardo”, lei vuole prendersi del tempo per parlare con un albero, ammirare le sue foglie e leggerci dentro la primavera!
I bambini sono ancora capaci di fermarsi per osservare un dettaglio: una foglia, il disegno di una corteccia, l’acqua che scivola sulle cose… e lo fanno perché in quei dettagli si riconoscono, perché non hanno ancora dimenticato che “tutto è collegato”, perché la fretta non li ha ancora catturati.
Un testo poetico che invita il lettore a rallentare, anche solo il tempo per ascoltare un albero.
Ma perché proprio un faggio? Perché il faggio (oltre ad essere bellissimo) è l’albero che simboleggia lo sviluppo del sé.
Una curiosità: ho trovato bellissima la descrizione di Flavia con parole che di solito si utilizzano per le piante.
H!
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